giovedì 31 dicembre 2015
martedì 22 dicembre 2015
BUON NATALE 2015
Carissimi Amiche e Amici del Fluismo
Tutti noi siamo in cammino.
Dal momento della nostra nascita abbiamo intrapreso un Viaggio e, come ogni anno, il Natale e il Nuovo Anno ci ‘portano’ nella SALA D’ATTESA DOVE SI RINASCE PER INCROCIARE COINCIDENZE E MUOVERSI NELLA MAPPA DELLA SPECIE UMANA.
IL FLUISMO E' LA MANO CON CUI FORGIAMO LA REALTA' PRESENTE E FUTURA, CONSIDERATO CHE LE INNUMEREVOLI MANI DEL FLUISMO SI APRONO SULLA FINESTRA DEL MONDO.
L’ANGELO SUONA PER NOI UNA MUSICA DOLCE CHE APRE I CUORI ALLA PACE, ALLA GIUSTIZIA, ALL’AMORE, ALLA VERITA', ALLA MISERICORDIA.
Auguri da Francesca e Clara
lunedì 16 novembre 2015
FLUISMO E POESIA
Fabio Giordani con il suo Credo anche quest’anno è stato premiato per la sua partecipazione al 15 Concorso di poesia edita e inedita Terzo Millennio CAPIT.Sabato 24 ottobre, alle ore 16.00, la Sala delle Conferenze di Palazzo Massimo alle Terme, meglio conosciuto come Museo Nazionale Romano, era gremita di gente. I presenti si sono trovati immersi fra miti e storia della vita quotidiana romana: uomini, donne, pugili, discoboli, ermafroditi ma soprattutto i busti ritrattistici di età repubblicana e imperiale che rilasciano quasi sommessamente intravedere, a un osservatore più attento, storie di anime dietro le pieghe dei volti. Poesia moderna, dunque, accolta da un passato ancor vivo dove tutto fluisce in un unico messaggio di vita, dove tutto si ripete, dove l’arte fa, ancora una volta, da collante per lasciare la speranza al cambiamento. Il Credo di Fabio rivela il suo amore profondo per l’Universo e per la fonte inesauribile dell’arte poetica. Grazie Fabio, per averci ancora una volta emozionato.
CREDO
CREDO NELL’AMORE,
CREDO NEL SUO AUTORE
E CHE, TANTO BASTA,
A DIVENTAR POESIA!
POESIA,
SUBLIME ONDA
CHE SI INFRANGE
SULLA SPIAGGIA DELLA
MIA MEMORIA
E, PODEROSA AL PAR DEL
MARE
LA DIVORA
QUESTA E’ LA MIA FEDE,
FEDE DI POETA
CHE ALLA REALTA’ NON SI
SNATURA
E TORNA A FIORIRE
AD OGNI PRIMAVERA
Clara Orlandi
martedì 13 ottobre 2015
Uomini e donne a confronto
si propone un FLUINAW* il 24 ottobre dalle ore 15.00 alle 20.00 dal titolo:
Uomini e donne a confronto visione antropologica, energetica e spirituale per conoscere e risolvere la conflittualità di genere
In armonia con la visione del Fluismo si propone una nuova tecnica di informazione: il Fluinaw. A metà fra una conferenza e un seminario, il Fluinaw si sviluppa attraverso una vera e propria ricerca: un percorso logico per ‘condurre a’. Non più un relatore o un conduttore che ha sviscerato un tema secondo il suo personale punto di vista, ma un vero percorso, attraverso la ricerca dal vivo di ogni partecipante . Attivando così la mente a non seguire un tracciato già sviluppato da altri, ma ad utilizzare la tecnica del principio e del livello, si risveglia la capacità di pensiero e di discernimento a livello quadrimensionale, l’unica possibilità che abbiamo di risolvere le difficoltà della vita.
L’incontro abbraccia le due visioni quella del mondo femminile e quella del mondo maschile e intende dimostrare che tale conflittualità si sviluppa su un piano fisico-energetico-mentale.
La situazione di conflitto cambia notevolmente quando le abituali dinamiche di relazione incontrano la dimensione spirituale. Tutto ha inizio da una errata interpretazione/traduzione della Genesi (che a sua volta si rifà a una Luce primordiale ancora più antica) tenuta nascosta per millenni e che va ora spiegata alla luce della ‘nuova’ fisica quantistica.
Clara Orlandi vi aspetta nel salotto del Fluismo in Via Giacomo Marcocchia, 47, Roma per vivere insieme questa nuova affascinante avventura.
Il lavoro sarà corredato da un’ampia bibliografia.
È previsto un tea-break. Clara tel. 3338881608 - 065032716
*Flui: radice di Fluismo, n significa cose prodotte, create, successo nel produrle; a significa principio, potenzialità, energia da utilizzare, metterci il cuore; w significa il nodo, il limite che deve essere sciolto.
mercoledì 30 settembre 2015
Compagnia dei Giovanissimi di Brignano
Si
è concluso con lo spettacolo pomeridiano della domenica il ciclo di
rappresentazioni di Isola
51 di profilo sembra pazzo,
presso il teatro Tirso de Molina, lavoro di Mario Scaletta
interpretato dalla Compagnia
dei Giovanissimi di Brignano.
Un
sogno premonitore, proiettato nel futuro, quello che Mario Scaletta
fa vivere ai personaggi della sua opera. Come nelle vicende oniriche,
sul palcoscenico prendono vita, con un ritmo cadenzato, situazioni
surreali che, vestite rigorosamente di bianco, sembrano essere
piccole storie, con vita propria, nella storia più ampia che si
svolge in un ospedale psichiatrico del futuro o, piuttosto, su
un’astronave persa nello spazio?
Le
battute si susseguono senza sosta e strappano il sorriso e l’applauso
del pubblico ma, presto, ci si accorge che la comicità che si
sprigiona è come un velo che ricopre un aspetto fra i più
sfortunati che il genere umano è chiamato a vivere: il
condizionamento. È così che lo spettatore rimane catturato e
invitato a guardare oltre l’apparenza.
Lavoro
non facile che affronta un tema delicato. Rappresentato in modo
articolato, ricco di metafore, ben presto, il testo lascia salire, a
piccole dosi, la complessità emozionale che suscita ogni singola
battuta dei giovani attori: il riso rimane strozzato in gola, quasi a
proporci che forse sarebbe più opportuno piangere. È così che le
sensazioni virano da un polo all’altro.
Fantastica,
ancor più, l’idea di affidare ad un HAL
la parte di un Socrate moderno che riabilita pensiero e parola dei
suoi discepoli. Durante la notte, la fredda macchina inserisce nelle
menti dei ragazzi tutto ciò che il teatro e il cinema hanno proposto
negli anni a proposito di sentimenti ed emozioni. Tuttavia, le
lezioni di gruppo sembrano non essere sufficienti alla riabilitazione
che, come un miraggio, avrebbe portato i ragazzi sull’Isola
51,
un luogo ‘fatato’, un Paese dei Balocchi, dove avrebbero potuto
vivere una vita senza genitori e, soprattutto, senza condizionamenti
di sorta.
Fra
questi studenti del pensiero e della parola, c’è, però, un
personaggio chiave: il Barlume
di Coscienza.
Troppo spesso messa a tacere dagli interpreti stessi, perché in
apparenza è una bimba vestita di rosso e si sa i bambini non hanno
niente da dire (questo il pensiero di molti) ma quando, finalmente,
il Barlume
di Coscienza
(interpretato da una fantastica attrice in erba) entrerà in azione,
soltanto con il tocco di una mano, ecco arrivare fra i ragazzi la
sensibilità vera, quella autentica che viene dal cuore.
È
l’amore incondizionato dei genitori che, pur di riabilitare i loro
figli, avrebbero rinunciato alla loro vita creativa e di relazione:
questo è ciò che i ragazzi riescono a scoprire. Qui l’emozione si
fa autentica: è come se ogni genitore fosse chiamato in causa e,
finalmente, lo spettatore si identifica con padre e madre di quei
ragazzi che sono alla ricerca di loro stessi. Il lieto fine ci mette
davanti alla nostra mancata consapevolezza e, nello stesso tempo, ci
fa ben sperare che l’amore e l’arte possano restituire ai nostri
figli una vita degna di essere vissuta.
In
questo lavoro non si notano attori principali, un plauso va
indistintamente a tutti i ragazzi che hanno dimostrato una coesione
di gruppo non indifferente dove la singola battuta e il testo ben più
articolato hanno avuto lo stesso valore, proprio come l’orologio
che fa bella mostra di sé nella scenografia minimalista e che,
inesorabile, misura il tempo con le sue lancette che dipendono,
però, le une dalle altre.
Grazie,
Mario Scaletta! Un testo che fa riflettere, che insegna e che
antepone alla ‘catastrofe’ annunciata, il sentimento e l’emozione
come via di guarigione, come mezzo autentico di comunicare e di
relazionarsi, proprio come è nella visione del Fluismo.
(Clara
Orlandi)
mercoledì 16 settembre 2015
domenica 13 settembre 2015
venerdì 11 settembre 2015
LA COMPAGNIA GIOVANISSIMI DI BRIGNANO PRESENTA "ISOLA 51" uno spettacolo scritto e diretto da Mario Scaletta
Il Fluismo intende sostenere il lavoro e l'impegno di questi giovani attori, che iniziano la stagione teatrale con un lavoro scritto e diretto da Mario Scaletta.
Uno spettacolo divertente, coinvolgente e con una nota innovativa sorprendente.
La vostra partecipazione sarà gradita.
TRAILER: http://www.stelledibrignano.it/spettacoli/item/isola-51
Per info e prenotazione :
dal 13 Agosto 389 488686
Per maggiori informazioni Vito Todisco: 338 6306436
Acquisto on line su www.stelledibrignano.it
venerdì 28 agosto 2015
IL FLUISMO getta uno sguardo su MATERA
Sono centinaia di anni che Matera ‘parla’ il suo linguaggio. I suoi Sassi si sono fatti carico, quasi ad espiare, la vita dell’uomo con le sue complesse vicissitudini. Per il Fluismo Matera è un’entità vivente che racconta la sua storia fatta di uomini del popolo come pure di nobili e potenti. Ma la storia, per il Fluismo non è solo sequenza di date e avvenimenti, serve, piuttosto, a rivelare una visione allargata fra spirito e materia che sono propri della condizione umana, a mostrare un uomo in cammino con i suoi desideri, pensieri, azioni, con le sue gioie e i suoi dolori. E il cammino dell’Uomo-Matera inizia proprio dall’uomo delle caverne che, tuttavia, già possedeva in sé quel germe spirituale, quel desiderio occulto di spiritualità che, nei secoli, l’ha portato a diventare un attore, un interprete dell’Opera cosmica.
Ora Matera è un Saggio adulto che ha lasciato andare nei secoli miserie, dolori, morte e sopraffazione. Tutto questo è svanito, come per incanto, in un fatto puramente storico. Ora, il Saggio-Matera, lasciando il mondo della materia, può finalmente essere modello da apprezzare, espressione vivente di una ‘virtù’ che brillerà e sarà riconosciuta dal mondo intero attraverso una rinnovata Arte e Cultura che attirerà un numero sempre maggiore di esploratori del BELLO.
Vorremmo, qui, raccontare Matera attraverso due personaggi d’eccezione: i suoi figli adottivi Giovanni Pascoli e Carlo Levi
Visione del Sasso Caveoso dal muro della Piazzetta Giovanni Pascoli che si apre su Via Domenico Ridola
Matera non è solo una città della Basilicata, è ‘stratificazione’ della storia dell’uomo, visibile e tangibile proprio come la geologia ci mostra l’età della terra. È l’unica città al mondo, di cultura occidentale, che offre questa nuova prospettiva di osservazione.
Non è un caso che sia stata proclamata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1993 e, con uno sguardo al futuro, nel 2019 sarà Capitale della cultura europea.
A Matera convivono, perché sono visibili, ancora oggi, tracce di insediamenti umani che risalgono al Paleolitico fino ad arrivare all’Età del bronzo; si va dall’habitat delle civiltà rupestri di matrice orientale, alla civitas occidentale normanna e sveva; dalle espansioni rinascimentali a quelle del barocco; dallo sfollamento disposto dal Governo negli anni cinquanta fino ai nostri giorni con la fase di recupero che ebbe inizio nel 1986 e che ci mostra Matera come è oggi: un museo a cielo aperto.
Le grotte di Matera scavate dall’uomo da sempre usate, prima come rifugi e poi come abitazioni immerse nel silenzio e nella vastità di uno scenario brullo e asciutto che contrasta con la rigogliosa vegetazione della regione, attirarono lo spirito mistico dei monaci seguaci di San Basilio che abbandonarono la Cappadocia per fuggire dall’Iconoclastia. Si rifugiarono in quelle grotte per ricoprirne le pareti di veri e propri capolavori di arte bizantina.
Qui, complessi rupestri ma anche conventi straordinari, cenobi benedettini in cui le celle dei monaci si stringono tutte intorno a una chiesa sotterranea; chiese le cui facciate e campanili sorgono misteriosamente dalla roccia.
Roccia su cui stili e influenze si mescolano nei Sassi Barisano e Caveoso e si fanno cripte rupestri, cisterne per la raccolta delle acque, pozzi dedicati al culto del dio Mitra, vicoli solitari e camminamenti, case grotta, orti e giardini pensili, spazi improvvisi con un pozzo al centro dove le donne si radunavano per lavare i panni.
Quando nel 1882 il prof. Giovanni Pascoli si trovò ad insegnare al liceo di Matera,
dovette, per prima cosa fare i conti con i miasmi che venivano su dal Sasso Caveoso: il suo olfatto non era abituato, come quello dei materani, agli odori pungenti. Lo scenario che nel 1596 era stato descritto dal Verricelli come uno spettacolo unico e suggestivo dove il cielo e le stelle si potevano ammirare ‘al di sotto dei piedi degli uomini’ quando all’imbrunire gli abitanti dei Sassi accendevano i lumi, era diventato, a causa dell’incremento demografico, una cloaca a cielo aperto come ebbe a denunciare, più tardi, Carlo Levi con il suo Cristo si è fermato a Eboli.
Ecco le impressioni di quest’uomo mandato lì in esilio dal regime fascista: “Arrivai a Matera verso le 11 del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c’è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche. Allontanatomi un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case e, dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva di lassù una chiesa bianca, Santa Maria de Idris che pareva ficcata nella terra. Questo coni rovesciati, questi imbuti si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui a scuola, immaginavo l’inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. È davvero una città bellissima, pittoresca e impressionante”.
E quelle di un giovane aspirante poeta inviato lì dal suo maestro Giosuè Carducci: “Io discesi una notte fra foreste paurose al lume della luna, cullato dalla carrozza, dalle dolci monotone canzoni del postiglione”: era l’una di notte fra il 6 e il 7 ottobre del 1882. Giovanni Caserta, nel suo Giovanni Pascoli a Matera 1882-1884, lettere dall’Affrica, racconta così la prima nomina di Giovanni Pascoli per l’insegnamento del latino e greco al liceo ginnasio Duni: “Pioveva e faceva freddo a Matera quella notte e poiché non aveva la possibilità di pagarsi un albergo, si riparò in un portone in attesa dell’apertura della scuola”.
Un esordio poco felice per questo ‘professorino’ di appena 27 anni lontano dalla sua amata Romagna e dalle sue sorelle “Un’Africa ostile, un esilio forzato in attesa di tempi migliori”. In una lettera inviata alle sue sorelle: “ […] Matera invece è una città abbastanza bella, sebbene un poco lercia anche lei; e c’è difficoltà ad albergare. Se vedeste! I contadini, o cafoni, vanno vestiti nel loro selvatico e antiquato costume e stanno tutto il giorno, specialmente oggi che è domenica, girelloni per la piazza. Hanno corti brachieri e scarponi grossi senza tacco, una giacca corta e in testa un berrettino di cotone bianco e sópravi un cappello tondo. Sembra che si siano buttati già dal letto in fretta e in furia, e si sian messi per distrazione il cappello sopra il berretto da notte. Una particolarità curiosa! Qua gli uomini purchessia vanno in calzoni corti e calze fuori come i preti di costà; i preti invece hanno i calzoni lunghi come costà gli uomini purchessiano. Ho concluso che i preti vogliono sempre far le cose alla rovescia degli altri […]”.
Tuttavia “tra topi e afrori insopportabili” ebbe modo di sistemare la biblioteca arricchendola di testi classici latini e greci in un contesto estremamente povero dove “la cultura nel migliore dei casi era un lusso e nel peggiore un’arma di sopraffazione nelle mani delle classi agiate” e ancora “Non c’è un libro qua: da vent’anni che c’è un liceo a Matera nessuno n’è uscito con tanta cultura da sentire il bisogno di qualche libro; i professori pare che abbiano la scienza infusa”.
Pascoli e Levi, questi figli adottivi, hanno sicuramente passeggiato per le strade e i vicoli di Matera, salendo o scendendone le scale, allungato il passo per quella che oggi è Via Domenico Ridola (archeologo per passione che alla fine dell’800 organizzò le prime ricerche sistematiche in Basilicata), gettato uno sguardo sul Sasso Caveoso dal muro di cinta o verso le case antiche che la fiancheggiano, ammirato gli adorni di foggia artistica in hierro forjado delimitanti piccoli balconi come era in uso a Madrid, fatto visita o sostato davanti i portali delle numerose chiese come quello delle Anime Purganti dedicato alla morte, dove le teste coronate e quelle degli alti prelati hanno una fisionomia del tutto identica a quella della gente del popolo: un teschio rinsecchito.
Proseguito per quella che oggi è Via del Corso e Piazza Vittorio Veneto per ammirare la veduta d’insieme del Sasso Barisano. Hanno avuto modo di toccare con mano ‘ignoranza e miseria’ lasciate in eredità dai Borboni, una eredità materiale e morale voluta e sostenuta dalla nobiltà e dal clero che intendevano così mantenere il loro potere su una popolazione che non viveva molto diversamente dai primi uomini insediati in quelle grotte, dove animali e uomini convivevano negli stessi angusti spazi senza acqua, illuminazione, servizi igienici.
“Un’offesa alla dignità umana” avrebbe dichiarato Alcide De Gasperi nel 1952 (sensibilizzato dal testo di Carlo Levi) e aveva ordinato che gli abitanti venissero trasferiti nelle case popolari con acqua, luce e servizi igienici, ma le vasche da bagno sembrarono un lusso eccessivo tanto da diventare piccoli orti casalinghi.
Ritenuti motivo di forte imbarazzo, solo 60 anni fa, i Sassi, sono oggi visitati da turisti provenienti da tutto il mondo e, sono stati e, continueranno ad essere fonte di ispirazione per molti artisti come scrittori, poeti, pittori, cineasti, ecc. grazie alla sorprendente energica bellezza piena di contrasti e di mistero che li anima.
Un ringraziamento particolare va alla guida dott. Francesco de Lellis che ha saputo, con la sua competenza, stimolare la visione del BELLO.
(Clara Orlandi)
giovedì 6 agosto 2015
Amici carissimi che ci seguite in tutto il mondo,
Il soddisfacimento dei bisogni umani rispetto ai profitti più elevati, questa è la consapevolezza che auguriamo a chi governa il mondo, un mondo dove imprenditori grandi e piccoli sono, troppo spesso, impegnati ad attuare dinamiche di vita verso un consumismo sfrenato che aliena la nostra anima dal mondo di luce, dal mondo reale che non è quello materialistico ma quello che persegue il giusto equilibrio sociale, economico, spirituale. Un equilibrio, dunque, fra materia e spirito, dove le anime vengano nutrite al pari del corpo, dove, costantemente, ci si possa chiedere: “Ma questo fa bene alla mia anima? A quella dei miei cari e a quella di chi mi sta intorno?”.
L’unico modo per attuare un simile desiderio, secondo il FLUISMO, è quello di elevare il livello di energia: solo così potremo, a pieno, attingere alle sinergie, alle sincronie che, sempre più spesso, ci arrivano da ogni dove.
Questa è la conclusione a cui siamo arrivate dopo esperienze, coincidenze, uno studio serio su quanto accaduto che ci ha portate, ora, ad impegnarci su più fronti, ora, ad affidarci e a lasciar correre gli eventi, in questi due anni di assiduo lavoro, in cui non ci siamo certo risparmiate per cercare di ‘capirci qualcosa’.
Ci siamo trovate anche a prendere delle decisioni drastiche, nostro malgrado, pur di salvaguardare la purezza dell’egregora che il FLUISMO evoca, perché siamo ben consapevoli del dono che ci è stato fatto e non vogliamo certo deludere i nostri ‘Superiori’!
Le persone sono sempre più affamate di conoscenza, quella vera, e quella sapienza è infusa dentro ognuno di noi, bisogna solo portarla allo scoperto, farla fluire. FLUISMO, appunto è la nuova visione che ci rende liberi perché ci fa ‘maestri’ nelle relazioni interpersonali e nell’assunzione delle nostre responsabilità: è questa l’arte del FLUISMO.
Ogni artista è, dunque, responsabile di sé stesso, possiede uno stile proprio unico e irripetibile, è un’opera d’arte vivente che emana luce e gioia di vivere.
Questa nuova visione del FLUISMO, più approfondita, rispetto a quella iniziale che prevedeva artisti ‘illuminati’ ma che risultava difficile da poter attuare in quanto ci poneva in una dinamica di controllo e di assunzione di responsabilità nei confronti di chi si definiva artista del FLUISMO, cosa impensabile e inaccettabile per noi, ci rende ulteriormente libere di proseguire e perseguire il nostro Credo personale.
Ci fa piacere annunciare che anche quest’anno Francesca Benedetti proseguirà con i suoi corsi di disegno e di fotografia. Per una ‘coincidenza’ fortunata, la nostra brava insegnante si sposta di poco rispetto al luogo dove si tenevano i corsi l’anno passato
http://www.spazioliberoaxa.com/orari-e-listino-1.html
L’unico modo per attuare un simile desiderio, secondo il FLUISMO, è quello di elevare il livello di energia: solo così potremo, a pieno, attingere alle sinergie, alle sincronie che, sempre più spesso, ci arrivano da ogni dove.
Questa è la conclusione a cui siamo arrivate dopo esperienze, coincidenze, uno studio serio su quanto accaduto che ci ha portate, ora, ad impegnarci su più fronti, ora, ad affidarci e a lasciar correre gli eventi, in questi due anni di assiduo lavoro, in cui non ci siamo certo risparmiate per cercare di ‘capirci qualcosa’.
Ci siamo trovate anche a prendere delle decisioni drastiche, nostro malgrado, pur di salvaguardare la purezza dell’egregora che il FLUISMO evoca, perché siamo ben consapevoli del dono che ci è stato fatto e non vogliamo certo deludere i nostri ‘Superiori’!
Le persone sono sempre più affamate di conoscenza, quella vera, e quella sapienza è infusa dentro ognuno di noi, bisogna solo portarla allo scoperto, farla fluire. FLUISMO, appunto è la nuova visione che ci rende liberi perché ci fa ‘maestri’ nelle relazioni interpersonali e nell’assunzione delle nostre responsabilità: è questa l’arte del FLUISMO.
Ogni artista è, dunque, responsabile di sé stesso, possiede uno stile proprio unico e irripetibile, è un’opera d’arte vivente che emana luce e gioia di vivere.
Questa nuova visione del FLUISMO, più approfondita, rispetto a quella iniziale che prevedeva artisti ‘illuminati’ ma che risultava difficile da poter attuare in quanto ci poneva in una dinamica di controllo e di assunzione di responsabilità nei confronti di chi si definiva artista del FLUISMO, cosa impensabile e inaccettabile per noi, ci rende ulteriormente libere di proseguire e perseguire il nostro Credo personale.
Ci fa piacere annunciare che anche quest’anno Francesca Benedetti proseguirà con i suoi corsi di disegno e di fotografia. Per una ‘coincidenza’ fortunata, la nostra brava insegnante si sposta di poco rispetto al luogo dove si tenevano i corsi l’anno passato
Info su
http://www.spazioliberoaxa.com/orari-e-listino-1.html
VI ASPETTIAMO NUMEROSI In questo luogo tutto speciale dove si potranno tenere spettacoli e conferenze
martedì 9 giugno 2015
Care Amiche e Amici Il Decalogo del FLUISMO, contenuti e approfondimenti
Dal momento che il termine FLUISMO è arrivato come una intuizione, un dono, un sogno e i sogni vanno rispettati perché ci aprono la via per vedere cose in modo nuovo, a volte così irrazionali da aprire la nostra mente cosciente a qualcosa di più grande di noi, ci siamo preoccupate, Francesca ed io, come prima cosa di verificare il significato di questa parola. Questa parola non c’era né sul dizionario della lingua italiana, né sulla Treccani on line e neanche su Google, anzi il web addirittura, in molte lingue diverse chiedeva, a noi chi fossimo. Quindi siamo andate a cercare il termine più vicino a Fluismo che era il verbo fluire.
Fluire dal latino fluere ovvero scorrere, detto di liquido oppure scorrere con scioltezza a proposito della parola o della voce.
Ma questa definizione non aveva nulla a che fare con il Fluismo. Solo qualche giorno fa dalla Grecia antica sono venuti in nostro aiuto.
Per sapere cosa significa Fluismo dobbiamo tornare indietro nel tempo. Immaginarci di assistere al dialogo fra due filosofi Socrate e Cratilo pressappoco intorno all’anno 50 a.C.
Socrate chiede “Che importanza hanno i nomi e cosa diciamo che essi compiono di bello?”
Cratilo risponde “A me pare che insegnino”. E’ utile, dunque, conoscere la correttezza e la natura dei nomi.
È Platone che riporta questo dialogo nel suo testo dal titolo Cratilo sull’importanza delle parole e afferma che l’Etimologia e la filosofia sono le due strategie comunicative a cui è necessario fare riferimento.
L’etimologia del termine fluire è, secondo Platone, legata a due momenti. Il primo momento consiste nel provare un sentimento di gioia/letizia. Il secondo momento è la facilità con cui diffondiamo, riusciamo a diffondere questo sentimento.
Dove nasce? Nell’Anima. Lo diffondiamo attraverso l’anima. E come lo diffondiamo? Con facilità.
Questa è l’etimologia di fluire: fluire con facilità una facilità che non subisce ostacoli perché viene dall’Anima e l’Anima non conosce condizionamento.
Il FLUISMO è evidenziato dunque da un movimento positivo, in quanto non trova impedimenti, ma risulta effusivo, agevole, ordinato. FLUISMO E’ EFFUSIONE DELL’ANIMA.
È questo che intendiamo dire Francesca Benedetti ed io quando parliamo di questa nuova corrente di pensiero.
Ecco, dunque, da dove è nato il Fluismo da questa effusione dell’Anima che sorge spontanea, ‘incolta’ non si è servita di testi accademici o di dogmi ma di altri canali per comunicare con noi.
Vorremmo ricordare che, naturalmente questo tipo di comunicazione dell’Anima è aperta a tutti indistintamente.
Adesso che abbiamo visto che cosa è il Fluismo e da dove nasce vorremmo toccare un altro aspetto: a cosa serve? Il Fluismo serve a comunicare qualcosa a qualcuno nel suo modo tutto speciale.
Secondo la Teosofia di Rudolf Steiner tutte le entità del pensiero umano hanno un’egregora formata dal suo stesso contenuto. Quindi, va da sé, che i nostri pensieri e attitudini personali diventino di fondamentale importanza. Tutto deve concorrere a nutrire, rafforzare, abbellire quest’immagine che abbiamo del Fluismo, perché quest’immagine siamo noi stessi e, dunque, se noi ci amiamo e abbiamo una buona autostima non permetteremmo mai che qualcuno si rivolga a noi stessi se non in termini puri e cristallini, ricchi di immagini chiare e costruttive.
Per chi ancora non lo sapesse, tutti gli esseri umani qui sulla terra sono delle radio rice-trasmittenti. Tutte le parole e i pensieri che formuliamo si racchiudono in una bolla che ci sovrasta dall’alto e, al momento opportuno, il contenuto di questa bolla ci ritorna indietro con effetto boomerang perché siamo stati noi a ‘lanciarla’ nello spazio. Questo vale per i singoli individui, come per le società costituite, le nazioni, i popoli. Questa è una Legge Universale che spiega il modo di comunicare dell’Universo. È molto importante comprenderla.
Dunque esiste un’ egregora del Fluismo perché lo abbiamo pensato, ne abbiamo parlato, lo abbiamo ‘coccolato’. Circa 100.000 presenze sul web lo hanno pensato o nominato almeno una volta. Qui, in questa egregora lo sguardo dell’anima spazia libero per scorge le dinamiche che muovono gli ingranaggi dell’Universo.
Data la vastità che ci sovrasta e che mai avremmo pensato di ‘muovere’, Francesca ed io non possiamo né vogliamo esercitare un controllo come neppure possiamo conoscere i veri pensieri, desideri e atteggiamenti delle persone che, direttamente o indirettamente, prendono parte a questo ‘Disegno’ e che, a volte, umanamente parlando, non sempre risultano essere, nel loro percorso, arrivati su una via di luce che tutti, peraltro, possono raggiungere. Bene inteso, tutti devono assumersi la responsabilità dei propri pensieri ma va da sé che spesso questi si rivelino una illusione. L’illusione, si sa, incatena l’energia e ristagna come una palude.
Francesca ed io preferiamo contemplare una visione fluida e viva, una visione che sia personale e collettiva allo stesso tempo. Per questo motivo, preferiamo prendere distanza da tutto ciò che ci intrappola e ci allontana dal nostro impegno personale e, allo stesso tempo, ci fa accogliere con gratitudine le persone che condividono, innanzi tutto con se stesse e, poi con noi, sentimenti di gioia e di apertura per poi donarli all’altro.
Questo atteggiamento, che ci unisce fortemente, ci regala la chiarezza necessaria per non farci sopraffare dall’attaccamento, di chi, se pur inconsciamente, si sia avvicinato o si avvicinerà al Fluismo pensando di negoziare quello stato fluido del sistema Universale.
In una parola, Francesca ed io non desideriamo interferire con il libero arbitrio, ma desideriamo che le persone si sentano libere nelle proprie scelte di vita, proprio come noi desideriamo non diventare famose né ricche ma solo sforzarci di mantenere limpida e integra l’egregora del Fluismo proprio come abbiamo fatto fino ad ora.
In quest’egregora il Fluismo ha anche un colore che è quello dell’oro del Sole: l’infinita abbondanza della luce che illumina e circonda tutte le cose, il punto fermo attraverso cui tutto gravita.
In quest’egregora il Fluismo ha anche dei protettori. Se iniziassimo a parlare di Angeli per dirvi che l’Angelo solare che protegge il Fluismo si chiama Mihael e accorda alla sua egregora un elevato potere espressivo dove i sentimenti di gioia vengono posti in evidenza, in risalto, voi direste che forse stiamo esagerando, che ciò che affermiamo è pura utopia.
È pura utopia? E se anche fosse? Perché rimuovere dalla nostra mente il disegno di poter appartenere ad un’egregora fatta di arte, di artisti. Un’isola incontaminata proiettata in una dimensione spazio-temporale indefinita, e poter realizzare un linguaggio artistico comune che possa ritornare sulla terra per una convivenza più felice?
L’egregora del Fluismo è un campo limpido dove poter realizzare il quadro che non siamo mai riusciti a dipingere, la musica che vorremmo comporre, la prosa e la poesia che vorrebbero arrivare direttamente al cuore dell’uomo, insomma un logos, una legge universale che faccia innamorare gli artisti veri, quelli dell’Anima, a prima vista. Dove tutto sia regolato dall’onestà intellettuale e dall’etica professionale e non dalla dipendenza che abbiamo per qualcuno o per qualcosa. Perché la mente ci inganna e ci dice che è giusto per noi mentre, invece, ci usa per impedire che si manifestino alcuni aspetti della nostra crescita. A voi la scelta!
Appare dunque il Fluismo in una tensione inevitabile fra idealismo e realismo ma perché non possiamo sognare un futuro a misura dell’uomo spirituale, perché non assumerci la responsabilità del nostro universo interiore?
E se anche l’utopia venisse considerata come semplice sogno? Cosa c’è di più bello per un essere umano se non la possibilità inseguire i suoi sogni, ritornare bambino e sognare? Perciò diamo il benvenuto, innanzi tutto, agli artisti di se stessi.
E se l’artista non fosse ‘impastato’ di gioia e letizia? Il Fluismo, se egli lo desidera, potrebbe prenderlo per mano per ricondurlo a quel sogno dell’anima.
Perché è sempre lì in quella direzione che lo porterebbe il suo sogno quello di realizzare il BELLISSIMO e comunicare il BELLISSIMO che in questo contesto sottintende la figura Cristica così come la fede in un unico Dio comune a tutte le genti.
QUESTO INTENDE COMUNICARE IL FLUISMO: IL BELLO AFFINCHE’ IL BELLO CI RITORNI.
Vorremmo chiudere con una semplice riflessione prima di leggere il Decalogo che interessa direttamente gli artisti che desiderano appartenere al Fluismo:
Come dicevamo è importante l’etimologia del nome, sappiamo anche che in nomen omen il destino di un uomo è nel suo nome, così nel termine Fluismo è racchiuso tutto il destino di questa corrente artistica. Ora sta a voi scegliere o meno di farne parte.
Il Decalogo del Fluismo
Partendo dal presupposto che la comunicazione anche quella artistica è fatta di due momenti, uno di andata e l’altro di ritorno l’artista del Fluismo
Deve trasmettere:
- Un messaggio positivo in qualsiasi tipo di arte che venga espressa o rappresentata.
- L’espressione di un sentimento di gioia, gratitudine, riconoscenza, un sentimento positivo per qualsiasi aspetto della vita.
Deve essere:
- In collegamento diretto, prima col suo universo interiore, con la conversione al bello, poi, con l’Universo intero per esprimere tolleranza, fratellanza, unione. Siamo tutti sotto lo stesso cielo.
- Attratto dalla multiculturalità dove regna il bello della diversità, la ricchezza di ciò che non si conosce, sempre tenendo conto del messaggio positivo.
- Aperto al sociale per promuovere la speranza, l’attesa e la certezza della risoluzione.
- L’artista del Fluismo è un uomo positivo a tutto tondo, consapevole, responsabile dei contenuti e dei messaggi della sua produzione artistica.
Deve sapersi arrendere:
- Al concetto che la sua produzione artistica si serve, naviga e si espande attraverso un potere superiore a cui è necessario sapersi arrendere.
- E prendere distanza dai sentimenti negativi, dagli attaccamenti, dal bisogno di dipendere, di controllare. Solo così si potrebbe aprire alle numerose possibilità che esistono, alla grandezza della sua identità Universale che va oltre la fama e la ricchezza.
- Al fatto che non esiste, in tutte le forme d’arte che sposano il Fluismo, uno stile o una modalità espressiva propria del Fluismo.
- Alla unicità espressa dal nome. Il Fluismo è effusione dell’ANIMA e dunque unica nella sua espressione, sacra e inviolabile.
venerdì 5 giugno 2015
Progetto dei Tratti dell'anima realizzato all'Istituto Comprensivo "ARISTIDE LEONORI"
Un grazie sincero a due donne fantastiche Cinzia Macellari e Monica Bonifazi inoltre ringrazio con tutto il mio cuore Clara Orlandi e Laura Valmori Bussi per aver collaborato e creduto al progetto dei "Tratti dell' Anima". Sono rimasta professionalmente e umanamente molto soddisfatta, sia della collaborazione dei Docenti che dei ragazzi, che mi hanno seguito con estremo impegno e dedizione.
Un' esperienza indimenticabile. Grazie a tutti
Francesca Benedetti
http://www.istitutoleonori.gov.it/wordpress/progettoi-tratti-dellanima/
sabato 2 maggio 2015
Vorremmo presentare Alessandro Sala, rappresentante del Fluismo in Liguria.
Carissime amiche e amici del Fluismo
Ho avuto modo di ottenere una lunga intervista da Alessandro, spero piaccia anche a voi questo ‘contatto diretto’ con l’artista Alessandro Sala.
Clara. Ci diamo del tu? Dopo aver visto i tuoi quadri mi sembra già di conoscerti! Ti vorresti presentare per gli amici del Fluismo?
Alessandro. Sono un artista genovese, dunque la Liguria è la mia terra dove nasco il 30 dicembre del ‘58 . E’ dall’età di cinque anni che mi dedico all'arte. Proprio a quell’età mi hanno regalato i primi colori. Per me era la "scatola magica", da dove ho attinto in piena libertà e fantasia la materia per muovere i primi passi nella pittura. Molta la gioia dei miei genitori che si ritrovavano qua e là la casa dipinta, se mi si vuol concedere questo termine, dai muri, al divano fino alle parti sottostanti dei tavoli!!!
Clara. Immagino la gioia dei tuoi genitori…
Alessandro. Sì però questo essere precoce mi ha distolto per un po’ dalla mia vera via. Mi diplomo come geometra e, due anni dopo, mi specializzo in grafica pubblicitaria. Verso la fine degli anni '70 partecipo ad alcune collettive con i miei dipinti. Ma succede qualcosa di inspiegabile: per scelta decido di non esporre più i miei lavori. Negli anni'80 mi dedico alla progettazione grafica, lavorando per le più importanti aziende del settore.
Clara. Così hai ‘mollato’ di punto in bianco?
Alessandro. No! La notte mi dedicavo alla creazione dei miei dipinti. Negli anni'90, in un momento molto particolare della mia vita, scelgo caparbiamente di svolgere definitivamente l'attività di pittore. Ritorno ad esporre i miei lavori. Desideravo comunicare qualcosa del nostro interiore al mondo. Ho elaborato la mia tecnica, olio e sabbia, un mix preparatorio, imprimitura sulla tela o tavola. Ritengo, questo metodo, visivamente più idoneo al mio linguaggio artistico.
Clara. La comunicazione è per il Fluismo di grande importanza. Tutto ciò che esprimiamo quaggiù sulla terra arriva fino ai mondi paralleli e da essi ci ritorna indietro. Tu Alessandro cosa ne pensi?
Alessandro. Mi trovo perfettamente d’accordo con te. Noi siamo responsabili di tutto ciò che esprimiamo con la nostra arte. Oggi assistiamo ad un impoverimento dell’arte stessa perché l’artista sembra non aver più nulla da comunicare ed è per questo che dobbiamo rivolgere gli occhi verso l’alto per avere una visione rinnovata del nostro percorso artistico. La responsabilità, poi, consiste nel ‘mettere in rete’ solo positività se vogliamo creare un mondo positivo…
Clara. Qual è e cos’è per te il momento dell’ispirazione?
Alessandro. Io sono un nottambulo. Lontano dal ‘chiasso’ del giorno mi ritrovo la notte con la mia tazzina da caffè fra colori, pennelli e cavalletti…ne uso due: quello regalatomi da mio padre e quello di un grande Maestro, Carlo Azzaretti.
Clara. Come mai questo signore ti ha regalato un cavalletto?
Alessandro. No, in realtà me lo ha lasciato in eredità. Carlo Azzaretti è stato il mio maestro per quanto riguarda la pittura, ma non nel modo tradizionale. Una profonda amicizia ci ha legato per alcuni anni. Da lui ho appreso l'essenza dell'arte, non le tecniche ma la dimensione magica di essere artista. Inoltre è stato lui che ha protetto e guidato la vita del giovane artista qual ero quando l’ho incontrato.
Clara. È dunque stata una iniziazione la tua…
Alessandro. Sì ma in modo del tutto inusuale. Le nostre ‘cerimonie’ si svolgevano al bar la mattina e, piano, piano mi sono reso conto che semplicemente parlando con lui la mia pittura cresceva. Il bello è che non mi ha mai dato un consiglio tecnico come ad esempio aggiungere un colore piuttosto che un altro. Lasciandomi libero di esprimermi ha avuto su di me un ‘potere’ immenso e quando è venuto a mancare ho ricevuto da lui in eredità tutti i suoi libri d’arte e il suo cavalletto e questo naturalmente mi ha riempito d’orgoglio e ogni mia opera che vi si posa è un po’ opera sua nel senso che rivive in lui…
Clara. Lasciamo questo momento di commozione e ritorniamo alla comunicazione…
Alessandro. Sì credo fermamente nel messaggio cristico “Chiedete e vi sarà dato”, così come queste energie cosmiche elargiscono doni all’artista, così l’artista deve dare una migliore e nuova forma di comunicazione. Dobbiamo impegnarci come artisti a dare all’altro. Non dobbiamo lasciarci appiattire, come spesso saremmo tentati di fare, per far fronte a un ambito economico pressante e irrispettoso della nostra arte. È nostro compito come artisti far crescere chi entra in contatto con noi e con le nostre opere.
Clara. Mi fa piacere sentirti parlare così. Quando noi diciamo che vogliamo rappresentare il BELLISSIMO è a questo che ci ispiriamo alla figura cristica a cui tanti fanno riferimento. Cosa mi dici delle tue figure rappresentate diciamo ‘a metà’? Senza volto e senza mani?
Alessandro. È sicuramente un segno distintivo che qualcuno, stranamente, ha definito inquietante, ma si sa il bello sta negli occhi di chi guarda. Per me vuole essere un monito, un messaggio per l’uomo e le sue etichette, i suoi condizionamenti, le sue apparenze, in realtà dietro questa apparenza c’è ben altro, c’è la fantasia, l’intuizione, l’immaginazione, c’è l’essere un tutt’uno con gli abitanti della terra e dell’Universo. Poi c’è il colore! Ad esempio la "non brillantezza" del dipinto permette all'osservatore di aver un contatto diretto con l'oniricità. Personalmente mi definisco cosmiconirico!
Clara. Ti ringrazio molto per questa bella chiacchierata, i nostri amici potranno leggere ancora di te e dei tuoi lavori sulla critica che ho fatto osservando le tue opere…
Alessandro. Sono io che ti ringrazio. Mi piace salutarti con il namaste, Clara…
Clara. A me piace molto anche il saluto dell'Islam quando ci si tocca il cuore, la bocca, la fronte e poi si porta la mano verso l'alto per dire che la comunicazione è la stessa a tutti questi livelli e al cospetto di Dio....
Alessandro. Siamo tutti sotto lo stesso cielo... ed apparteniamo all'Universo... sempre con gli occhi rivolti in su... verso il Divino. Confermo il saluto... e mi sovviene la canzone delle Orme "Sguardo verso il cielo" che ti invito ad ascoltare. Grazie di tutto... ci sentiamo presto e non perdiamoci... oggi qualcosa è nato fra di noi... un contatto magico.
(Clara Orlandi)
Altre informazioni su Alessandro Sala
Prediligo le mostre personali non disdegnando le collettive con altri artisti. Escursioni pittoriche con l'acquarello, la tempera, l'acrilico e gli smalti accompagnano la mia ricerca pittorica. Partecipo a specials televisivi, ove vengono proposti i miei dipinti, presenziati da critici d'arte. Mostre personali in Italia ed all'Estero. Diversi miei lavori entrano a far parte di collezioni private. In compagnia del compositore e amico, Fulvio Pereda, mi avventuro in performance sonore, suonando il flauto&sax. Da alcuni anni mi sono trasferito nell'entroterra di Savona ove poter meglio proseguire il mio percorso artistico a contatto diretto con la natura. Influenzato, energeticamente, dalla vicinanza di Albissola, famosa cittadina per le sue ceramiche, da qui sono passati molti famosi artisti Picasso, Fontana, Sassu, Jorn, Lam, Elde....ecc., mi avventuro nella scultura in ceramica.
Il 2011 è stato ricco di soddisfazioni. Uno dei miei lavori è stata richiesto dal MAC (Museo d'Arte Contemporanea) di Bahia-Brasile e ho anche iniziato una collaborazione con una delle più importanti gallerie d'arte in Messico.
Nel 2012 l'UNICEF, sezione Liguria (Italia), mi ha commissionato un dipinto per la festa nazionale "Nonni e bambini" e Poste Italiane ha utilizzato l'opera per realizzare la cartolina postale ed il timbro per la convalida.
Nel 2013 ho realizzato un dipinto per il CD del gruppo progressive italiano "Il Tempio delle Clessidre".
Nel 2014 "WonderBaustelle" grazie all’idea di Susa Solero che ha sapientemente riunito musica, fotografia e pittura dà il via al progetto di diffusione della musica jazz in Germania. A tale scopo mi è stato commissionato un dipinto che verrà utilizzato come immagine del tour. Il tour inizierà il 19 giugno 2015.
Come il Fluismo percepisce le opere di Alessandro Sala
E’ Alessandro Sala, quest’artista sospeso come una lanterna magica nel cielo. Sono lanterne vuote di materia solo in apparenza, in realtà tutte animate da luce propria, infatti i personaggi delle sue tele sono uomini e donne diversi solo nell’apparenza dei vestimenti: l’essenza invisibile è maschile e femminile in UNO, ispirata come è dalle forze della bellezza.
E’ il movimento, il sottinteso verso poetico, che li fa volare con l’immaginazione. Questi personaggi sono ora timidi e romantici, pronti a dividere il cuore all’infinito,ora sfrontati gigolò nel loro ammiccare, ora uomini d’affari seduti su poltrone volanti, ora l’entità dell’artista Alessandro, nel suo raccontarsi, è un cavaliere medievale sul suo destriero: la lancia un pennello, lo scudo una tavolozza di colori a rilevare l’arte come ‘combattimento leale della vita’; ma è anche il mago con l’abito di stelle che ha smesso il mantello per vestire la sua individualità; è il blu del suono sacro del flauto di Krishna che diffonde le note della divinità solare nell’universo. E, poi, ci sono donne che sbocciano da fiori o sono appese, come panni al vento, o nel segreto dei loro armadi con loro intimità celata o non ancora spuntata tutta racchiusa in una sfera fiorita, ma anche uomini e donne insieme nel loro eterno andare dove è il sogno che la fa, sempre, da padrone.
S’affacciano sulle tele, come se fossero in finestra, semplici camicie aperte che lasciano intravedere mondi complessi dove le stelle e le note brillano come diademi in una perenne festa per gli occhi. C’è nelle opere di Alessandro Sala un istinto, un desiderio e una sapienza nel realizzare il bello col colore. La tonalità del rosso è quella intensa del sangue a significare che la bellezza è la linfa vitale di cui tutto il nostro essere si nutre. I blu, i gialli, i verdi intensi respirano nella loro matericità leggera vie di luce su cammini diversi che pure guidano lo sguardo, la percezione di chi ammira le sue tele verso mondi e dimore che vivono la sua umanità. Così come la gioia, la leggerezza, l’armonia, il suono, il simbolo, a volte, ‘velate’ di latente ironia ci parlano attraverso le sue opere. È questo stato interlocutorio che ci collega fra terra e cielo, dove c’è la Via lattea a fare da ponte immaginario verso quelle lune sonore fecondate dalla musica.
Eppure lo gigolò, l’imbonitore, il sacerdote, il mago, nel loro affascinante porsi, hanno ancora vie da percorrere: quelle lune sonore fecondate chiedono di arricchirsi di un linguaggio nuovo. Il movimento, non più respiro nei polmoni delle tele, ma soffio invisibile, soffio divino in un’eterna presenza universale viva, un vasto mare di lucente spuma a liberare dalla rete terre ormai perse e che il cavallo sia selvaggio e libero, sia tela, sia colore, sia resa senza condizione alla Volta Celeste stellata. Che sia pure una delicatezza della natura rinnovata, che sia linguaggio che risuoni in tutto l’universo, dove le barche volanti trovino un approdo sicuro, dove i mondi siano racchiusi in un solo punto. Che Alessandro Sala, cosmiconirico, diventi così Fluismo puro.
(Clara Orlandi)
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