giovedì 3 marzo 2016

IL FLUISMO UNISCE TRE ARTISTE


Si ritrovano qualche volta nel pomeriggio alla NOCCIOLINA questo caffè pasticceria di via Mellano (traversa via di Acilia) le tre artiste che hanno pensato, su invito dei proprietari, ad esporre alcune delle loro opere e vi attendono l’8 marzo per raccontarsi.
Monica Bonifazi, romana ‘concede’ spazi alla sua anima che sono sempre e costantemente da ‘riempire’. L’anima fa sì che ognuno sia, prima artista di se stesso, per, poi, donare agli altri. Bisogna imparare a lanciare un salvagente alla enorme ricchezza che è dentro di noi, non bisogna lasciarla affogare come troppo spesso accade! Nei suoi dipinti su legno dai titoli evocativi come: Accendi la luce e torna a casa e Ape Regina,  lei sfiora la sostanza stessa di cui l’anima è fatta: è qui che il suo incendio divampa, brucia, trasforma la realtà e, dalla cenere, sorge un’energia pura, una sostanza impalpabile che si materializza e incomincia a muoversi, a prendere vita nel colore regalato dall’olio, dall’acrilico, dai gessi e matite colorate, come pure da pastelli a cera. 
Margarita Mendoza nasce a Sinaloa in Messico su quella parte di costa dell’oceano Pacifico, dove, tutti gli anni le balene arrivano per partorire i loro cuccioli. Le balene cantano nell’acqua, emettono suoni che raccontano storie visibili e invisibili che solo la sua anima sensibile può vedere. Questa è la Grande Acqua che ha ispirato il sangue indigeno di Margarita fin da bambina. Questo elemento naturale, che rappresenta l’eterno femminile, vitale per l’uomo e la natura, è fonte perenne di ispirazione, come si vede nelle sue opere realizzate nei morbidi tratti ad olio. Margarita ci offre archetipi, avvenimenti di cose antiche come quelli futuri che si celano nelle pieghe della sua terra straordinaria.
Si chiama Clara Orlandi ma il primo nome che le hanno dato gli aborigeni australiani, di cui lei studia la cultura da circa trent’anni, è stato La Donna che Accarezza l’Aria. Quello attuale è Occhi Grigi, gli occhi attraverso cui lei percepisce ed elabora la realtà che la circonda, una realtà fatta di impegno, condivisione e fratellanza. Lei si definisce ‘una cellula che opera nel grande corpo mistico dell’arte’. Arte che dedica  interamente al riscatto delle donne aborigene australiane.  E così quasi per magia i colori, nei tubetti di acrilico e le tele, dove si raccontano storie, sono le nuove ‘armi’ delle indigene che combattono una battaglia ‘esportata’ in tutto il mondo.

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