giovedì 14 gennaio 2016

Il Fluismo


INCONTRA  VIA MARGUTTA 51 e la Feedya Art Foundation
    sabato 30 gennaio dalle ore 17.00 alle 19.00 
    INGRESSO GRATUITO
Via Margutta 51 e il suo cortile, Santa Sanctorum dell’Arte romana tra il 1930 e il 1970, che si vorrebbe far tornare al centro del dibattito artistico, vede il Fluismo impegnato su due eventi: la presentazione dei Tratti dell’Anima di Francesca Benedetti e l’incontro del Futurismo di Sebastiano Carta e il Passato del Tempo del Sogno degli aborigeni australiani ‘legati insieme’ in un confronto senza uguali.  



Ore 17.00 Francesca Benedetti.
Sono anni, ormai, che Francesca Benedetti propone i suoi Tratti dell’Anima una tecnica innovativa per ciò che riguarda il disegno. Tutti possono disegnare ad occhi chiusi scoprendo di essere veri artisti. La mano scivola leggera sul foglio infrangendo i codici del perfezionismo e del condizionamento. Da semplici ‘scarabocchi’ si leggono i tratti salienti dell’invisibile e dell’impensato che sono in ognuno di noi fin dalla nascita. Sarà, dunque un incontro emozionante con Francesca per scoprire e approfondire il vero significato sui fenomeni della vita non visibile, erroneamente creduti inaccessibili, per alcuni, addirittura inesistenti. 





Ore 18.00 Clara Orlandi. 
Clara Orlandi propone la sua arte figurativa, Antonio Biondi darà voce al didgeridoo e   Noemi Bordi, Mirko Cottini e Giuseppe Saltarelli  interpreteranno  il Mito della Creazione secondo la tribù degli Arunta. 





Intervista di Lorena Fiorini

Un futurista come Sebastiano Carta e la cultura aborigena australiana. Per gli occhi grigi di una story teller romana il vecchio carrubo di Via Margutta 51 si è trasformato in un sicomoro.
Recentemente, questo cortile-gioello del rione Campo Marzio noto in tutto il mondo artistico e culturale fin dagli anni ’30 e, anfitrione nel ’53 del capolavoro cinematografico di William Wyler Vacanze Romane interpretato da Audrey Hepburn e Gregory Peck, dopo anni di silenzio è tornato a nuova vita grazie all’Associazione Feedya Art Foundation (per la cura di Diana Alessandrini) in collaborazione con il Centro Regionale Sant’Alessio Margherita di Savoia che mette a disposizione gli spazi. Questi spazi ospitano fino al 14 febbraio un grande artista come Sebastiano Carta.
È proprio per parlare di questa nuova ‘vita’ del cortile che Clara Orlandi, story teller della cultura aborigena australiana, mi ha rilasciato, di recente, un’intervista di cui riporto alcuni stralci:
«Quando si entra in un luogo – afferma la Orlandi – bisogna osservare con tutti gli occhi che abbiamo a disposizione. Bisogna socchiuderli, gli occhi, per ascoltare con quelli del cuore e della pancia. Bisogna ascoltare l’aria con i suoi odori, i suoi rumori, il corpo eterico dei colori: ogni cosa, ogni pianta parla, così che questo luogo diventa un santuario, dove, il carrubo che troneggia nel bel mezzo del cortile, in realtà, vorrebbe essere un sicomoro. Sono anni che svolge le sue funzioni di Grande Saggio mantenendo il suo ruolo!».
«Mi meravigliano le sue parole! Perché proprio un sicomoro e che ruolo ha quest’albero in questo cortile?».
«Ah! Lui è il Signore del cortile. Tutte le piante qui lo rispettano e chiedono consiglio, è lui il giudice di ogni contesa, è lui che, in fondo, decide se un evento è buono o cattivo, è lui che ha raccolto nel tempo tutti i pensieri degli umani che sono passati in questo spazio. Proprio, come le donne del Basso Egitto partorivano all’ombra delle sue chiome, così, qui egli è dispensatore di vita!».
«Suggestiva quest’affermazione. È la prima volta che sento parlare del ruolo di un albero!».
«Ciò è comune per gli aborigeni australiani, secondo la loro cultura, ogni cosa ha un’anima che ci parla, basta saper ascoltare. Sarà un onore per me avere la possibilità di esporre alcuni dipinti nella sala che ospita le opere di un Artista a tutto tondo come Sebastiano Carta. La Luna degli Antenati che illuminava le notti di questi giorni, complice del ‘sicomoro’, non solo ha riportato Carta a casa, in questi luoghi, i luoghi della Casa Rossa, ma ha creato un ponte invisibile fra il fuoco ardente della sua anima e il mondo sconosciuto e misterioso degli Aborigeni australiani. Gli Antenati lo hanno riconosciuto come uno di loro: ossuto e scapigliato, barba folta e baffi. A lui, così proiettato nel Futuro, hanno insegnato la storia del Tempo circolare dove tutto ritorna. E lui sarà qui con noi  il 30 gennaio ad ‘accompagnare’ la voce al popolo aborigeno. L’arte non conosce confini».
«Com’è possibile tutto ciò? Come può avvenire fisicamente questo contatto?».

 «Come si può entrare in contatto con i Jun-ar, questi signori del bosco? Come si può abbreviare lo spazio temporale che ci separa da loro? Loro non conoscevano la scrittura, ma ciò non vuole dire che non conoscessero il mondo dell’arte e della poesia, perciò hanno tramandato gran parte delle loro esperienze tramite le arti figurative. Fortemente ispirata al loro mondo, vorrei presentare un tipo di pittura che chiamerei di ‘iniziazione’ che immetta nel mondo del mistero, dei loro misteri dove tutto è possibile, luoghi e habitat ideali di ogni artista, dove tutto è già scritto e aspetta solo di vedere la luce. Il sogno, il mito, il rito, la voce, il colore, il suono, possono prendere per mano e condurre nel bush, questo luogo lontano e sconosciuto. Qui  Carta avrebbe potuto disegnare liberamente le sue origini fatte dei giardini e vulcani del suo immaginario, avrebbe potuto cantare e raccontare la sua anima libera. Le amare parole “Noi siamo perversi, o illusi incantati, o deserti. Dipingere è un togliersi di mezzo” non avrebbero avuto spazio nel bush. La pittura del bush ci parla,  si anima attraverso il colore, racconta qualcosa, fa riflettere. Il colore simbolo che apre e genera un pensiero denso di significato ci trasporta in altri mondi: i mondi del sicomoro che attraverso le sue solide radici può spiccare il volo e trasportare sotto la sua ombra uomini, luoghi, paesi, culture diverse».

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